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Crisi e default, quali opzioni per noi?

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20 Settembre 2011   |   Opinioni

Crisi e default, quali opzioni per noi?

Abbiamo assistito alla recente escalation delle misure preventive, correttive e d’emergenza messe a punto dalle banche centrali e più da vicino dai governi che invano tentano di limitare le speculazioni operate ai danni di stati come l’Italia e lo stesso euro a più riprese è stato messo sotto scacco.

Si parla apertamente di scissione della moneta unica, si paventa la fuori uscita di stati dall’Unione Europea e nel frattempo dai noi le misure di razionalizzazione degli sprechi (o per meglio dire, di reperimento delle cifre richieste a copertura delle manovre) sono già partite con l’aumento dell’IVA. Ai Cinesi a caccia di un’alternativa al dollaro forse andranno le opere pubbliche, quote del debito.. e magari asset strategici del nostro paese.

Ma se state leggendo queste righe, o ci seguite da tempo o siete arrivati cercando informazioni su quali possibili opzioni possano esserci per un piccolo risparmiatore italiano desideroso solamente di tutelare il frutto dei suoi sacrifici.

Noi di PiccoloRisparmio promuoviamo da tempo l’apertura di posizioni estere che in passato permettevano principalmente di diversificare i propri risparmi a fronte persino di interessi inferiori rispetto a quanto offerto in Italia. Nella pagina dei Conti Esteri  è possibile approfondire molte offerte aperte anche a cittadini italiani, da rileggere magari alla luce degli attuali rating dei paesi. E’ ovvio che per chi è disposto a trasferire i propri risparmi all’estero (e ricordiamo che va fatto tutto alla luce del sole, tramite bonifico), aumenteranno un poco le incombenze in fase di dichiarazione dei redditi, ma già sul nostro sito è possibile trovare diverse guide su come compilare il famoso quadro RW.

Tuttavia è chiaro che in tempo di crisi, gli accordi trans-nazionali sono all’ordine del giorno, come puntualmente ci aggiorna Barbamamma. E persino la Svizzera, continuamente sotto i riflettori da parte dell’OCSE e degli uffici tributari americani ed europei, non rappresenta più quel lido “offshore” che poteva essere un rifugio sufficientemente sicuro 20-30 anni fa.

Facciamo un esempio: nel caso di un conto di deposito detenuto in un altro stato membro (pensiamo a un conto in Austria per semplicità, o il deposito lussemburghese Advanzia, dove sulla carta vige ancora il segreto bancario), non ci sarebbe alcuna differenza per eventuale patrimoniale applicata su un residente italiano. Sarebbe comunque assoggettato alla tassazione come se il conto fosse presente proprio in Italia, il giorno stesso dell’attuazione del procedimento. Nel caso il conto fosse in Svizzera, nonostante lo status derivante dalla non appartenenza alla UE, nulla vieta di credere che alla luce dei recenti e prossimi trattati, la banca centrale elvetica potrebbe accordare lo stesso prelievo anche in fondi svizzeri detenuti da residenti UE. Anzi, è certo. Aprire un conto corrente o un conto di deposito in Svizzera è un’operazione più che lecita, così come lo è aprirlo in qualunque altro stato del mondo. Ma indubbiamente pensare di sfuggire a misure fiscali svantaggiose con la sola apertura nel vicino Ticino (a Chiasso o Lugano ad esempio) è una pia illusione. Forse converrebbe maggiormente aprire un conto in Germania e sperare che in caso di scissione venga tutelato il capitale per la residenza legale della banca, piuttosto che quella fiscale del risparmiatore. In tal senso penso che ottime opzioni sono anche gli investimenti in bund tedeschi o austriaci da attivare dialogando direttamente con i relativi ministeri, come ampiamente illustrato.

Altri sistemi per proteggere i propri risparmi possono essere i cosiddetti beni rifugio, termini ampiamente ricercati quando si inizia a parlare apertamente di default; per citare i più famosi: sicuramente i preziosi, sicuramente il franco, forse altre valute europee diverse dall’euro. Ma convertendo la moneta euro in qualcos’altro ci si espone sia a costi certi che a tassi variabili di cambio. Pensiamo all’oro e ai diamanti: il fixing è legato al dollaro, che sicuramente non ha vita facile con il bilancio in default tecnico degli Stati Uniti. Inoltre questo tipo di investimenti va visto in ottica di lungo periodo (converto la moneta in un bene rifugio da utilizzare tra 5-10 anni sperando che nel frattempo la situazione si sia normalizzata e che riesca anche a spuntare una plus-valenza in grado di abbattere sia l’inflazione che i costi iniziali, quelli di mantenimento e quelli di ricollocamento). E’ chiaramente una scommessa, ma per chi è interessato abbiamo trattato ampiamente gli argomenti (vedi per l’oro e vedi per i diamanti). Acquistare franchi può essere una soluzione nel breve periodo, anche se il continuo apprezzamento potrebbe rendere antieconomico farlo (a prescindere quindi se poi si detengano in Italia o all’estero). Non dimentichiamo poi i buoni consigli di chi suggerisce di investire in terreni.

La domanda di questi giorni, guardando alla nostra economia, non è più se l’Italia possa fallire, ma cosa comporterebbe una tale conseguenza sull’euro. E’ vero che la BCE non potrebbe sostenere questo fardello, è vero anche che nessuno dei grandi d’Europa potrebbe sopportarne le conseguenze. Formalmente non possiamo fallire, ma certamente andiamo incontro a nuove “razionalizzazioni”, magari anche commissariamenti della BCE e penso che i nostri amati conti di deposito non saranno intoccabili in futuro.

Con questi pensieri sorrido quando viene messo in dubbio il rating di istituti più o meno giovani, come Banca IFIS, AS PrivatBank o l’ultima arrivata Banca Sistema. Penso che prima che possano fallire, sarà lo Stato a voler prendere una fetta dei nostri risparmi “depositati”. Nel frattempo quindi perché non approfittare di tassi più elevati rispetto alla media?

Ipotizzo che in questo momento per noi piccoli risparmiatori ci sia poco da fare, al limite si può rallentare l’esproprio dei capitali portandoli all’estero, perché di fatto tra costo della vita e nuove tasse, si sta già erodendo il risparmio in modo indiretto. Per chi ha più mezzi (e come giustamente osservava qualcuno, più che piccolo è un medio risparmiatore) sono ovviamente disponibili altri scenari legati alla possibilità di esplorare gli ultimi baluardi offshore. Che non vanno intesi esclusivamente come località caraibiche, ma come costruzioni finanziarie in grado di assicurare anonimato e tutela dei propri asset (la recente cronaca poi è piena di informazioni a riguardo). Con tali costruzioni è persino possibile tutelare le proprietà come auto e case.

Personalmente sono convinto che i consistenti lavori in corso genereranno altrettanto consistenti costruzioni.

Scritto da Massimiliano Brasile

Massimiliano Brasile

Ingegnere, autore di svariati articoli tecnici nel settore IT, appassionato di finanza personale, crawling e android. Vedi il profilo anche su Google+.

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20 Settembre 2011   |   Opinioni

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